Le microplastiche prodotte da questo componente dell’auto, rischiano di far estinguere milioni di essere viventi. Ma come fare a risolvere il problema?
Si parla ormai da decenni dei gas di scarico e del loro effetto serra, ma sta emergendo una nuova particella molto più inquinante. Stiamo parlando delle microplastiche, ovvero dei piccolissimi frammenti di plastica che possono oltrepassare la barriera pleurica, e finire nel nostro circolo sanguigno. Ma come le produciamo? Al giorno d’oggi qualsiasi azione facciamo produce microplastiche, anche solo camminare con le scarpe, lavare una maglietta o andare in giro con la macchina. I governi ancora si stanno muovendo lentamente per cercare di arginare questa nuova piaga, ma alcune aziende stanno cercando soluzioni innovative per ridurre la produzione di microplastiche.
Secondo uno studio del Pew Charitable Trust del 2020, quasi l’80% delle microplastiche presenti nel mare, provengono dalla polvere dei pneumatici. Una produzione così alta di questo agente inquinante da parte delle gomme, deriva dall’utilizzo della gomma sintetica. Questa componente è una variante della plastica prodotta dal petrolio, e vari studi scientifici sostengono che per ogni kilometro percorso dalle quattro ruote, questa crei circa 1.000 miliardi (un 1 seguito da 12 zeri) di particelle ultra fini. Come se questo dato non fosse già abbastanza preoccupante, la produzione mondiale di pneumatici, si attesta a ben due miliardi. Se noi li impilassimo tutti uno sopra l’altro potremmo arrivare sulla luna!
Un altro dato molto preoccupante è che le particelle sottile PM2.5 e PM10, non sono interamente prodotte dai tubi di scarico, ma in alcuni casi a contribuire maggiormente sono le polveri dei pneumatici e dei freni, come stabilito da un esperimento svoltosi in California.
Ancora non si hanno dati certi, ma da varie ricerche si è evidenziato come diverse morie di salmoni nei fiumi della costa occidentale degli Stati Uniti, hanno come causa la presenza di microplastiche nell’acqua. Nel 2020 infatti i ricercatori sono arrivati alla conclusione che la sostanza chimica 6PPD, presente negli pneumatici, a contatto con l’ozono troposferico (ovvero a contatto con la superficie terrestre), si trasforma in sostanze chimiche altamente tossiche per le specie ittiche.
Dopo questa ricerca si è iniziato a fare diverse ricerche sugli pneumatici e su come vengono prodotti. Purtroppo queste investigazioni, stanno portando alla scoperta di oltre 400 sostanze chimiche, cancerogene ed inquinanti, utilizzate nella fabbricazione delle gomme.
Per combattere questo problema stanno nascendo sempre più start-up, e i leader dei paesi, e dei più grandi produttori di pneumatici, stanno stanno unendo le loro forze.
Una delle aziende più avanti è la tedesca Continental Tire Company. Sta sperimentando l’utilizzo dei denti di leone per produrre una forma di gomma, e dell’olio di soia per aumentare la componente di gomma naturale. Al momento, queste ricerche, hanno portato alla creazione di pneumatici con una componente di sostanze cancerogene inferiore del 25%. Purtroppo questo ancora non basta perché queste gomme richiedono ancora additivi problematici.
La start-up inglese specializzata nella clean-tech, la The Tyre Collective, sta sperimentato un nuovo prodotto che riuscirà ad incanalare le particelle prodotte dalle gomme, e le invierà ad un serbatoio. Successivamente, queste microplastiche potranno essere riciclate in altri oggetti.
Anche i governi si stanno muovendo, e già nel 2025 con l’ingresso del nuovo Euro 7, le particelle prodotte dai freni e le microplastiche dalle gomme saranno regolamentati. Ovviamente, i produttori di gomme già si stanno adattando a queste nuove regole che stanno per entrare in vigore, e sono pronti anche a riprogettare completamente i loro pneumatici, per salvare il pienata.
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